Eroi della nonviolenza: un itinerario in Lessinia sulle tracce dell’ “eroe di Giazza”

di Roberto Albanese

Un itinerario dalla pianura veronese verso i monti Lessini fino ad Ala di Trento, seguendo il cammino che il soldato tedesco Leonard Dallasega stava percorrendo nell’aprile 1945 per tornare a casa e che invece qui trovò drammatica conclusione. La storia poco nota di un militare che obiettò alla barbarie nazista .

Indice:

  • Premessa
  • Vago di Lavagno
  • Selva di Progno
  • Giazza
  • Ala di Trento

Premessa
Presentiamo la storia di Leonard Dallasega (“l’eroe di Giazza”), unico caso finora noto di obiezione da parte di un soldato dell’esercito tedesco ad un’azione di rappresaglia nazifascista contro la popolazione. Il nome del protagonista è restato sconosciuto per quarant’anni!. Ma ancora oggi questa vicenda resta piuttosto ingiustamente relegata all’ambito strettamente locale del nostro “territorio laboratorio” della Lessinia. Per questo ancora nel 1996, come riferisce la pubblicazione citata in bibliografia dalla quale abbiamo ricavato le informazioni rielaborate in questa scheda, Indro Montanelli in un articolo pubblicato ne “La Stampa” del 4 agosto – sbagliando! – poteva scrivere : “Non esiste un SS che abbia rifiutato di eseguire una rappresaglia. Non ci credo che ce ne sia uno neanche se scende Gesù Cristo in terra a dirmelo”.

Geograficamente parlando, il nostro itinerario inizia dalla pianura veronese e si sviluppa poi nella valle d’Illasi (figura 1), fino al Passo Pertica (m.1.573 ), nel gruppo del Carega, che collega questa zona con la valle del fiume Adige in territorio trentino. Il percorso termina ad Ala di Trento, dove la vicenda di Leonard Dallasega ebbe la sua drammatica conclusione.

Vago di Lavagno

Notte tra il 25 e il 26 aprile 1945. Nella Chiesa di S.Giacomo a Vago di Lavagno (figura 2) si radunano tutti i combattenti dei reparti nazifascisti operativi in questa zona del veronese; vengono da sei diverse caserme. C’è una grande apprensione: sono stati protagonisti di svariate azioni di rappresaglia contro la popolazione locale e temono gravi conseguenze, visto che le sorti della guerra volgono ormai decisamente a loro sfavore.

La discussione è animata: bisogna organizzare la ritirata verso la Germania ma non c’è unanimità sul percorso da seguire: lago di Garda, Valsugana o Monti Lessini? Le opinioni sono divergenti e quindi finiscono per decidere di dividersi in tre spezzoni. Il gruppo più grosso si dirigerà verso il Garda (dove sarà catturato dagli alleati), ma anche l’opzione di percorrere la via dei Lessini trova consensi. Forse perché la zona, diversamente dal passato, risulta ora sgombra da possibili minacce da parte di reparti armati della Resistenza. Infatti le formazioni partigiane del discusso comandante Marosin si erano ormai da tempo spostate tra la Lombardia e il Piemonte.

Alba del 26 aprile 1945. Adunata delle SS con tutto l’equipaggiamento necessario per il trasferimento. Bisogna far presto; gli alleati sono vicini! Ma al momento dell’appello risultano assenti quattro militi tra i quali Leonardo Dallasega, proprio quel caporalmaggiore sudtirolese che “per la sua allegria e la sua sincerità era da tutti ben voluto e ben visto”, come ebbe poi occasione di dire il sottufficiale Daniel Helmuth.

I quattro si sono da tempo allontanati dalla caserma e, a guerra ormai conclusa, hanno preso la decisione di ritornare alle proprie famiglie. Sono tutti in uniforme delle SS e quindi sanno che possono essere facilmente individuati dai reparti alleati che ormai sono presenti in zona. Si dirigono verso Tregnago, nell’intento di imboccare qui la Valle d’Illasi per poi arrivare, superato il passo della Pertica, nel territorio trentino e nella valle dell’Adige, dirigendosi infine verso i loro paesi d’origine.

Selva di Progno

Ore 20 del 26 aprile 1945. La signora Marcellina Ferrazzetta sente bussare alla porta della sua casa situata in contrada Bernardi a Selva di Progno. Sono i quattro fuggiaschi che chiedono di essere sfamati; dicono che vorrebbero anche pagare ma che non dispongono di denaro. Ottengono comunque da mangiare e, al momento del commiato, Leonardo regala alla signora come ricordo un piccolo crocefisso personale. I quattro proseguono insieme il cammino per un tratto della strada che porta a Giazza e poi si separano. Leonardo resta solo e passa la notte nel fienile di una casa allora disabitata (denominata Pontara) in località vicino ai Prolunghi (Figura 3).

27 aprile 1945. Di buon mattino Leonardo riprende il suo cammino. Ha un obiettivo preciso: vendere o barattare la bicicletta d’ordinanza per poter ottenere abiti civili.

Giazza

Alle otto e trenta del mattino Leonardo incontra in contrada Paradiso o Gioas di Giazza il signor Benigno Merzari, pensionato e già maresciallo dei carabinieri. Ma nel pieno della contrattazione spunta un gruppo di paracadutisti guastatori delle SS. Leonardo viene fermato e, dopo essere stato dichiarato “disertore”, è incorporato in questo reparto militare, forte di circa un centinaio di unità. E’ quindi costretto a seguirne il cammino verso Ala . Il sentiero è impervio e richiede almeno sette ore di marcia (figura 4).

Dopo un percorso di poche centinaia di metri, il drappello incontra in località Rec il parroco di Giazza don Domenico Mercante e altri tre cittadini; le SS catturano il sacerdote, accusandolo di collaborare con i partigiani.

Ala di Trento

Ore 17 del 27 aprile 1945. Il reparto dei paracadutisti ha raggiunto Ala di Trento, fermandosi nei pressi del bivio di Pilcante. Si radunano a semicerchio attorno ad un cratere provocato da una bomba d’aereo; al centro si trovano Leonardo e don Mercante. L’ufficiale comandante controlla la situazione dall’alto di un cumulo di detriti; dopo un giudizio sommario, il sacerdote è condannato a morte.

Subito dopo l’ufficiale si rivolge a Leonardo e, prospettandogli anche una possibile “riabilitazione”, ordina al caporalmaggiore di sparare contro don Mercante. Sono momenti drammatici. Leonardo ha la concreta possibilità di riottenere la libertà; basterebbe semplicemente tacere e accondiscendere alla decisione del capitano… Leonardo – che comunque conosce molto bene a quale destino sta per andare incontro – ha invece il coraggio di non tacere e di ribellarsi.

“Non posso sparare ad un innocente, è un assassinio. Sono cattolico, padre di quattro figli, non posso…”, dice Leonard (figura 5).

“Il soldato tedesco non può rifiutarsi di obbedire in nessun caso. Befehl ist Befehl – Comando è comando!”, replica l’ufficiale.

La sorte di Leonardo è segnata; viene immediatamente degradato e, dopo essere stato privato dei documenti di identità, viene fucilato. Il soldato e il sacerdote sono uccisi l’uno dopo l’altro. Sono le ore 17,30 del 27 aprile 1945.

I corpi, coperti con poca terra, vengono lasciati nel cratere fino al 3 maggio, quando i tedeschi si ritireranno da Ala. Allora la salma del parroco sarà portata a spalla a Giazza da un gruppo di parrocchiani, per essere sepolta nel locale cimitero. Leonard, di cui è impossibile ogni riconoscimento vista l’assenza di documenti, viene inizialmente sepolto ad Ala e dal 1956 riposa nel cimitero militare tedesco di Merano (BZ). Oggi, per volontà del figlio, il nome dell’ “eroe di Giazza” compare sul cippo 1018, dove comunque è stata lasciata anche l’iscrizione originaria che attribuiva la tomba genericamente a “Ein deutscher soldat”.

RINGRAZIAMENTI

Un sentito grazie al maestro Carlo Nordera dell’Associazione Taucias Gareida (Giazza – Verona) per il gentile e paziente aiuto che ha voluto concederci. La mappa della val d’Illasi (figura1) e la foto di Leonard Dallasega (figura 5) provengono dalla citata pubblicazione edita dalle edizioni Taucias Gareida. La pubblicazione rende accessibile tutta la documentazione, raccolta dall’infaticabile lavoro di don Luigi Fraccari, in base alla quale è stato possibile identificare nel 1985 l’identità dell’ “eroe di Giazza”. Per contatti con Carlo Nordera rivolgersi durante la settimana in orario ufficio allo 045.8013379 e la domenica allo 045.7847135.

Roberto Albanese

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