I Lombardi del Toson d’Oro

I lombardi del Toson d’Oro
di Roberto Albanese

Un itinerario culturale e anche geografico / turistico da Milano a Pavia tra luoghi, vicende e personaggi che hanno legato la Lombardia alla storia di un antico ordine cavalleresco di dimensione europea votato a sostenere in modo militante l’ideale di Impero

Indice:

  1. Cos’è il Toson d’Oro
  2. La Lombardia e l’Europa nell’età delle aristocrazie
  3. L’itinerario presentato: avvertenza
  4. Le tappe
  5. Conclusioni

Cos’è il Toson d’Oro

E’ forse il più insigne ordine cavalleresco di tutti i tempi, fondato nel 1430 a Bruges dal duca di Borgogna Filippo il Buono in un momento in cui ideali ed istituzioni cavalleresche sembravano ormai definitivamente tramontate. Il numero dei membri del Tosone passò dai 24 membri originari a 50 (quanti erano gli Argonauti, mito al quale del resto si ispiravano) per poi ampliarsi di molto; l’ordine, trasmesso per patrimonio dinastico dai suoi eredi, finì per essere gestito dagli Asburgo di Spagna e di Austria.

Si caratterizza per la sua fisionomia europea, che lo rendono unico nel suo genere; le sue caratteristiche lo equiparavano ad un “consiglio” dell’Imperatore, che sosteneva le scelte più importanti – come la pace e la guerra – creando nel contempo forti legami di solidarietà verso la casa regnante e tra i membri stessi di tale consorzio.

La Lombardia e l’Europa nell’età delle aristocrazie

Attraverso le vicende degli aristocratici lombardi che sono appartenuti all’ordine si può cogliere come fosse rilevante la partecipazione della Lombardia alla dimensione europea specifica dell’età delle aristocrazie, partecipazione che si traduceva nel sostegno concreto all’Impero fornendo condottieri di eserciti e quadri per i massimi livelli dell’amministrazione pubblica nei più importanti territori del continente.

L’appartenere all’Ordine del Tosone rivestiva l’assolvimento di tali funzioni con una profonda valenza simbolica di servizio ad un’idea di impero universale che superava ogni particolarismo, personale o di ceto.

L’affermarsi successivo dell’idea di nazione e il nascere degli Stati di democrazia liberale farà tramontare il modello statuale multietnico dell’Impero, frantumerà quegli organismi – tra i quali si inserisce l’ordine del Toson d’Oro – che erano funzionali all’integrazione europea almeno a livello delle èlite dirigenti.

Così oggi noi siamo ancora alla faticosa ricerca di soluzioni istituzionali – in grado di coinvolgere i cittadini nella prospettiva europea – che siano almeno altrettanto globali ed efficaci di quelle utilizzate dagli Asburgo…..

Nel nostro itinerario familiarizzeremo con personaggi ed episodi dal senso difforme ma tutti legati dal fatto di appartenere alla storia dei “Tosoni”.

Inizieremo dalle vicende di un capitano di ventura come il Medeghino che, di fronte alla forza degli eserciti di Carlo V ormai vincenti, dovrà ridimensionare i suoi progetti di potere personale, passando quindi ad essere un fedele condottiero al servizio dell’idea imperiale.

Incontreremo poi Alberico XII di Belgiojoso, servitore dell’Impero ma anche aristocratico colto dell’età dei lumi, inutilmente “corteggiato” da Napoleone.

Infine ci accompagneremo al conte Vitaliano Borromeo Arese, il “Tosone” che partecipa al Governo Provvisorio che guida la rivolta popolare delle cinque giornate milanesi del 1848 e quindi rinuncia ad appartenere all’Ordine.

L’itinerario presentato: avvertenza

Presentiamo quindi un itinerario storico / territoriale legato alle vicende umane che si intrecciano con la storia dei “Tosoni” della Lombardia. Il percorso parte da Milano e porta a visitare alcune località di interesse storico / artistico del territorio lombardo (Melegnano e Belgiojoso) che hanno attinenza ad una storia per immagini della relazione tra Lombardia ed Europa intercorsa nell’età delle aristocrazie.

Non ce ne vogliano coloro – come i mantovani – vedono il loro territorio ingiustamente trascurato (per motivi di compattezza logistica del percorso geografico) da questa nostra forzatamente circoscritta ricostruzione.

Le tappe

I Tappa: Milano – Il Toson d’Oro e le famiglie aristocratiche milanesi: dall’adesione all’impero di Carlo V alla dissociazione dell’età liberale

Il Duomo (visita alla la tomba del “Medeghino”)

Nel Duomo di Milano è conservata la tomba di Gian Giacomo Medici – detto il Medeghino; si tratta di un maestoso mausoleo, realizzato da Leone Leoni su disegno di Michelangelo e collocato nella cappella dell’Assunta e di S.Giacomo, chiamata poi dei Medici.

Chi era il Medeghino e cosa aveva meritato (si fa per dire…) per poter avere diritto ad una così prestigiosa “ultima dimora”?.

Tra il 1521 e il 1525 la monarchia nazionale francese di Francesco I e l’impero dello spagnolo Carlo V d’Asburgo si contendono il predominio in Italia.

In questa situazione confusa si inserisce un capitano di ventura di un ramo lombardo della famiglia dei Medici: Gian Giacomo Medici – detto il Medeghino. Questi, contando sulla protezione del Duca di Milano Francesco II Sforza, spadroneggia dall’alta Brianza verso il territorio lariano, spingendosi fin verso i Grigioni. Agisce in modo spregiudicato e sanguinario, da vero e proprio predone; controlla in quella zona della Lombardia tutte le vie di comunicazione verso il nord e nel 1525 arriva ad occupare Chiavenna. Ciò provoca la reazione dei Grigioni, dello stesso Duca di Milano e del governatore spagnolo di Milano Antonio de Leyva, che due anni dopo lo sconfigge.

Il Medeghino accetta quindi di ritirarsi dal Lario, avendo in cambio dall’imperatore Carlo V il Marchesato di Marignano (Melegnano) e la nomina a generale delle proprie armate.

Gian Giacomo rinuncia alle sue ambizioni personali e, abbandonando le sue mire di indipendente capitano di ventura che quasi era riuscito nell’impresa di costruirsi una propria signoria, accetta di legare le sue sorti a quelle dell’Impero. Il Medeghino entra così a far parte dell’èlite della classe dirigente militare imperiale e servirà fedelmente l’imperatore per circa vent’anni. Sarà incaricato di importanti missioni di guerra che lo porteranno a combattere in varie parti d’Europa; in cambio ottiene la nomina a viceré di Boemia e, negli ultimi giorni della sua vita, anche il Toson d’Oro. Il Medeghino muore, probabilmente avvelenato, nel 1555.

Palazzo De Marchi (visita al museo del Risorgimento, in via Borgonuovo 23. Tel.02.747104)

Se il Medeghino, con la sua vicenda, testimonia il momento iniziale dell’adesione delle casate nobiliari milanesi e lombarde alla causa dell’Impero, la vicenda di un altro esponente dell’aristocrazia legato ai “Tosoni” testimonia il tempo in cui le famiglie aristocratiche milanesi fecero la scelta di campo di aderire alla prospettiva liberale e nazionale.

I moti delle 5 giornate del marzo 1848 sono sostanzialmente un fatto di protesta popolare. Ciò appare chiaro se si prende in esame chi sono le vittime. I milanesi che perdono la vita sono 350: 12 borghesi (studenti, proprietari e impiegati), 34 ragazzi e ragazze, 40 donne e tutti gli altri operai e artigiani.

Una componente aristocratica però si schiera dalla parte degli insorti, come il conte Gabrio Casati, podestà della città e capo del Governo Provvisorio che guida la rivolta. Le famiglie nobiliari lombarde, sono infatti sostanzialmente ostili alla dominazione austriaca, malgrado l’amministrazione asburgica fosse sostanzialmente corretta.

Tra gli esponenti di spicco del Governo Provvisorio vi sono anche altri aristocratici, come don Vitaliano Borromeo Arese, conte di Arona.

E’ un uomo di cultura, amante delle scienze fisiche e naturali, che, dopo la sfortunata fine dei moti liberali, si rifugia in Piemonte, dove entra a far parte del Senato subalpino.

Insignito dell’Ordine del Toson d’Oro da Ferdinando I d’Austria nel 1847, rinuncia nel ’48 a portare le insegne, rientrando a far parte dell’Ordine solo dopo il riconoscimento da parte austriaca del Regno d’Italia, avvenuto nel 1866.

II Tappa: Melegnano – Il Toson d’Oro e il suo mito

Il castello mediceo: visita agli affreschi della “sala degli Argonauti” (per la visita contattare il servizio cultura del comune di Melegnano -eMail: mele.cultura@libero.it )

Il nostro itinerario si sposta da Milano a Melegnano, dove incontrando ancora la figura del Meneghino potremo approfondire l’origine mitologica del simbolo del Toson d’Oro.

Melegnano (o Marignano, come allora si preferiva dire per dare maggiore nobiltà al nome del territorio) è il feudo che Carlo V concede al Medeghino quando questo – “bon gré / mal gré” – ha ormai fatto la scelta di passare al servizio della casa imperiale.

Nel castello di Melegnano, che risale al ‘300, possiamo vedere degli ampliamenti e modifiche portate nel ‘500 dal Medeghino (come il porticato). Soffermiamoci in particolare su un notevole ciclo di affreschi che – fatti dipingere per celebrare le imprese del Medeghino – riprendono anche soggetti classici, come il mito degli Argonauti. Questi comunque, realizzati da Bernardino Campi (amico di Giulio Romano), sono stati realizzati dopo il 1565, ovvero successivamente alla morte del Medeghino

E’ interessante concentrarci su questi affreschi perché qui possiamo vedere rappresentata proprio la vicenda mitologica dalla quale prende origine il simbolo dell’ordine cavalleresco imperiale, ovvero la pelle, il vello aureo di un montone divino per la conquista del quale Giasone, insieme a cinquanta dei migliori eroi greci, compì incredibili imprese, navigando poi avventurosamente per il mare Mediterraneo e per i più importanti fiumi europei prima di poter alla fine rientrare in patria.

Gli affreschi del castello in particolare rappresentano la nave Argo, le prove di Giasone e il mito di Medea.

III Tappa: Belgiojoso / Pv – La bufera giacobina: inizia il declino dei “magnifici Tosoni”

Il Castello Belgiojoso

Belgiojoso si trova alcuni chilometri oltre Pavia, in direzione delle colline dell’Oltrepo.

Visitando il castello potremo fare conoscenza con Alberico XII, discendente della importante famiglia nobiliare milanese dei Belgiojoso al quale, tra l’altro, si devono gli interventi sulla struttura che hanno portato il complesso monumentale ad avere la fisionomia che oggi si può ammirare.

Quindi parliamo un pò di lui. Il principe nasce a Milano nel 1725 e, come tutti gli esponenti della sua famiglia, ha una gioventù d’uomo d’arme.

Partecipa alla guerra dei sette anni, nello schieramento austro-francese che cerca di contrapporsi a Federico II di Prussia.

Occupa primarie responsabilità militari al servizio dell’arciduca Ferdinando d’Austria, rivestendo anche diversi incarichi di rappresentanza.

Nel 1790 l’imperatore Leopoldo II lo nomina cavaliere dell’Ordine del Toson d’Oro.

Ovviamente nel Castello Alberico XII e il simbolo del Tosone compaiono in mille salse…..

Durante la “bufera rivoluzionari” i giacobini scalpellano dai suoi palazzi i simboli del potere monarchico e imperiale e, come tutti i nobili, anche Alberico è ridotto al rango di semplice “cittadino”. Alberico abbandona Milano e si rinchiude nel castello in dorato isolamento.

Alberico è un uomo colto, amante delle lettere e delle arti; ha partecipato a pieno titolo al rinnovamento culturale dell’età dei lumi. Infatti, tra l’altro, tra il 1776 e il 1803 è il primo presidente dell’Accademia di Belle Arti di Brera e al castello ha ospitato anche il Foscolo, allora docente all’università di Pavia.

Per questi motivi Napoleone lo vuole inserire tra i delegati della Repubblica Cisalpina partecipanti ai “Comizi di Lione” che danno vita alla repubblica italiana con Napoleone presidente e Francesco Melzi d’Eril vicepresidente.

Alberico è eletto delegato ma lui non accetta di partecipare, adducendo problemi di età…

Morirà nel Castello di Belgiojoso nel 1813.

Conclusioni

La storia del Toson d’Oro non si esaurisce certo con la conclusione delle vicende personali dei nostri protagonisti. Ma è altrettanto vero che, tramontato l’Impero e l’età delle aristocrazie, questo istituto più che altro sopravviverà piuttosto malinconicamente.

Ma ecco che la carica simbolica legata a questa contribuisce ad ispirare la proposta attuale di un “Euronucleo di cittadini” che dia vita ad forme di “cooperazione rinforzata” tra i cittadini europei disponibili a sperimentare una maggior integrazione di comportamenti e stili di vita base indispensabile della auspicata ed attesa confederazione europea.

Si ringrazia il dott.Michele Bolzoni direttore dell’Ente Fiere dei castelli di Belgiojoso e di Sartirana per la cortese collaborazione fornita alla ricerca.

Roberto Albanese

http://www.greenman.it

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