La Corona Ferrea e l’Europa

La Corona Ferrea monzese
di Roberto Albanese

Perché si ritiene plausibile attribuire alla Corona Ferrea monzese una valenza simbolica che, attraverso il richiamo all’idea imperiale e all’arte romanica, si proietta verso l’Europa. Il rilievo gotico della “lastra dell’incoronazione” nel Duomo di Monza e la Corona Ferrea come motivo decorativo negli affreschi romanici di San Pere d’El Burgal (Museo Nazionale d’Arte Catalana di Barcellona)

Indice:

– Premessa
– Regno d’Italia ed Impero
– Il rilievo gotico della “lastra dell’incoronazione” nel Duomo di Monza
– Gli affreschi romanici di “San Pere d’El Burgal” (Museo Nazionale d’Arte Catalana di Barcellona)

Premessa
Normalmente, nella mappa mentale delle nostre conoscenze acquisite, l’immagine della Corona Ferrea è associata alla figura storica della regina longobarda Teodolinda e all’incoronazione dei re d’Italia. Al più, arriviamo a ricordarci che Napoleone si “autoincoronò” re d’Italia, mettendosela in testa da solo.

In realtà è giusto attribuire alla Corona Ferrea monzese una valenza simbolica che, pur legandosi strettamente alla storia della Corona d’Italia (che prende avvio all’epoca della dominazione longobarda) è comunque più universale, in quanto proiettata verso l’Europa. E ciò perché questo simbolo del regno d’Italia ben presto si legherà anche all’idea imperiale, condividendone per parecchio tempo le vicissitudini storiche.

Regno d’Italia ed Impero

Già nel IX secolo abbiamo un primo momento in cui Corona dei re d’Italia e Corona Imperiale vengono associate. Questo avviene con Carlomagno che, ancora prima di essere incoronato da parte del pontefice quale sovrano del Sacro Romano Impero, aveva riunisce sotto il suo dominio la corona di re dei Franchi e quella di re dei Longobardi (il cui regno era stato annesso a quello franco nel 774).

Ma sarà duecento anni dopo che l’idea imperiale, riproposta dagli imperatori germanici, avrà il suo apogeo. Nel 962 avviene l’unificazione delle corone d’Italia e di Germania nell’unica persona di Ottone I, che viene elevato alla dignità di imperatore del Sacro Romano Impero. Il percorso di ripresa dell’idea di impero troverà comunque il suo culmine con Ottone III, che regnerà dal 983 e al 1002.

Così, da quando la corona d’Italia fu associata a quella di Germania, ed ambedue i regni costituirono parte del Sacro Romano Impero, l’incoronazione a re d’Italia, che fin dall’epoca longobarda si teneva normalmente (ma non esclusivamente) a Monza, precedeva quella ad imperatore, che veniva invece celebrata nella Basilica di S.Pietro a Roma.

Ma in quali rappresentazioni iconografiche si trovano visualizzati i legami tra Corona Ferrea monzese e l’idea impero o comunque si possono individuare aspetti simbolici di valenza europea? Indico semplicemente due testimonianze artistiche, una piuttosto nota e un’altra invece abbastanza poco conosciuta; con questa pagina Web intendo in particolare attirare l’attenzione sulla seconda.

Il rilievo gotico della “lastra dell’incoronazione” nel Duomo di Monza

Una cosa nota e oggetto di studi approfonditi è il legame tra la Basilica di S.Giovanni di Monza (e quindi la Corona Ferrea) e l’impero, per come questo ci viene testimoniato dalla “lastra dell’incoronazione” una volta collocata sul pulpito del Duomo. Infatti questo rilievo, probabilmente trecentesco (che attualmente si trova murato sulla parete del transetto sinistro, vicino all’ingresso della cappella di Teodolinda), rappresenta l’incoronazione a re d’Italia di un imperatore eletto. Nella scena si vede infatti l’arciprete del Duomo porre la Corona Ferrea sul capo del sovrano (probabilmente Venceslao IV di Lussemburgo). Ora è legittimo attribuire a questa lastra una funzione che si potrebbe definire, usando il linguaggio corrente, “politico / propagandistica”. Infatti gli studiosi ritengono che questa fu probabilmente commissionata nell’intento di sostenere gli interessi della comunità monzese, desiderosa di “vedere riconosciuti i propri diritti per le incoronazioni imperiali”, e anche dalla casa imperiale, che intendeva “fornire un chiaro messaggio simbolico” per “riaffermare il prestigio dell’Impero” (ANDREA SPIRITI, Schede di scultura gotica, in AA.VV., Monza. Il Duomo nella storia e nell’arte, Museo del Duomo di Monza e Biblioteca Capitolare, Electa, Milano, 1989, p.127).

Gli affreschi romanici di “San Pere d’El Burgal” (Museo Nazionale d’Arte Catalana di Barcellona)

Vorrei invece adesso soffermarmi su un altro aspetto, che, pur essendo meno noto, ha il pregio di mettere in evidenza l’“esportabilità” dell’immagine della Corona della regina Teodolinda fuori i confini locali e nazionali, probabilmente in quanto simbolo che da una parte richiamava ad una origine territoriale e dall’altra trasmetteva un significato ideologico / spirituale condiviso e riconosciuto ben al di là dei confini regionali e nazionali (ammesso che per quanto riguarda l’Europa tra il X e il XII secolo, rispetto alla quale adesso ci si riferisce, si possa parlare dell’esistenza di concetti simili).

In effetti l’arte del periodo romanico ha una dimensione continentale europea in quanto “non è legata alla civiltà di un singolo popolo, ma ad una civiltà che accomuna popoli diversi (…) in qualche modo uniti da alcuni elementi comuni del loro linguaggio espressivo” (SANDRO CHIERICI, Romanico lombardo, in AA.VV., La Lombardia e le sue grandi stagioni. Dalla preistoria al medioevo, Jaca Book, Milano, 1985, p.179). Appunto tra le icone di questo comune linguaggio espressivo di livello europeo appare, ben al di fuori dei limiti geografici lombardi ed italiani, anche la nostra Corona Ferrea monzese.

Ma come mai questo poteva avvenire? Seguiamo l’interpretazione data dagli studiosi del “Museu Nacional d’Art de Catalunya” di Barcellona.

Nell’XI secolo correnti internazionali provenienti dalla Lombardia influenzano una parte non trascurabile dell’Europa. L’architettura romanica lombarda, interagendo con il romanico francese, si diffonde nell’Europa settentrionale, arrivando a toccare gli importanti centri germanici della valle del Reno. A sud invece giunge sino in Spagna, dove l’influenza lombarda sarà particolarmente sentita in Catalogna.

Anche a livello pittorico, il romanico lombardo sa esprimere un modello che si dimostra vincente e capace di influenzare territori ben più ampi rispetto a quanto erano in grado di esprimere la scuola renana e quella di Salisburgo (anche se questa comunque arrivò a far sentire i suoi influssi fin sul versante meridionale delle Alpi).

All’inizio del secondo millennio esisteva quindi una comunità artistica di architetti e di pittori, con salde basi in Lombardia, che operava con lusinghieri successi su scala europea. E la Catalogna, dove la pittura lombarda si consolida verso la fine dell’XI secolo, sarà un luogo in cui l’arte romanica lombarda troverà il modo di esprimere alcuni dei suoi migliori capolavori.

In questo articolo ci si limiterà ad illustrare brevemente quali sono gli aspetti che testimoniano l’affermarsi dell’arte lombarda in questa regione a livello pittorico, che avviene sia a livello dei modelli iconografici come pure degli aspetti di tecnica pittorica.

Nell’arte europea dell’età romanica si trovano due cicli iconografici dell’Apocalisse:

da una parte la tradizione ispanica, mirabilmente rappresentata dalle miniature che (tra il X e il XIII secolo) vennero utilizzate per illustrare il manoscritto del commento all’Apocalisse compilato nel 784 dall’abate benedettino di Valcavado Beato di Libana, e poi il modello lombardo, che ha una delle sue più alte testimonianze nell’abbazia di San Pietro al Monte di Civate (fine XI secolo, inizio XII), vedi foto 1.
foto 1

Ora è interessante notare che è proprio questo secondo modello iconografico, e non il primo, ad ispirare la gran parte degli affreschi che compaiono nelle basiliche catalane. Inoltre qui sono presenti, con grande dovizia, anche le immagini dei santi venerati nel capoluogo lombardo, come S.Ambrogio, S.Gervasio e S.Protasio, ….

Infine, ed questo che intendiamo evidenziare con questo articolo, compaiono pure le immagini laiche che connotavano in Lombardia il potere regale ma anche, come spiegavamo prima, imperiale. Infatti, negli affreschi dell’abside della chiesa del monastero benedettino di “San Pere d’El Burgal” (oggi conservati al Museo Nazionale d’Arte Catalana di Barcellona), nelle decorazioni dipinte alla base delle figure, appare, alternata ad una greca in rilievo, un motivo ornamentale che è stato identificato con la Corona Ferrea di Monza! La data probabile dei dipinti viene fatta risalire tra il 1081 e il 1090.

Concludiamo con alcune considerazioni relative alle caratteristiche tecnico / realizzative connesse a questi affreschi, che confermano, una volta di più, anche per questi aspetti, l’origine di tali capolavori. Infatti, ad una analisi approfondita, è risultato che gli affreschi romanici catalani sono stati realizzati “alla lombarda”. Ad esempio lo studio dei pigmenti utilizzati per dipingere queste pitture murali, ha messo in luce che in molte di queste è stata utilizzata l’azzurrite, un minerale piuttosto caro e che con molta probabilità doveva essere portato con sé dagli artisti, visto che non è presente in Catalogna, mentre zone di estrazione si trovano invece in Francia (Lione) e in Italia (in Liguria).

Bibliografia
AA.VV., Monza. Il Duomo nella storia e nell’arte, Museo del Duomo di Monza e Biblioteca Capitolare, Electa, Milano, 1989.

AA.VV., La Lombardia e le sue grandi stagioni. Dalla preistoria al medioevo, Jaca Book, Milano, 1985.

AA.VV., Art roman. Guide, Museu Nacional d’Art de Catalunya, Barcellona, 1998.

Roberto Albanese

http://www.greenman.it

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