Storia MONTE VERITA’ / H.HESSE

Breve racconto della storia della comunità alternativa del Monte Verità nei primi due decenni del XX secolo con particolare attenzione ai legami intercorsi tra questa esperienza collettiva e la vicenda strettamente personale di Hermann Hesse.

Indice:

  • Un giorno a Milano
  • La fuga dalla città
  • L’arrivo ad Ascona
  • Diversità di posizioni e ruolo di Hermann Hesse

Un giorno a Milano

I giovani appena arrivati a Milano avranno trovato come al solito Piazza Duomo piena di gente. I milanesi non si saranno certamente trattenuti dall’osservare incuriositi e con insistenza il loro aspetto e il loro abbigliamento.

Fanno scalpore i loro capelli lunghi, le casacche larghe, i sandali …. E perché poi quei tascapani al collo? Ma che puzza di sudore! Meglio allontanarsi ….

Una persona però si fa coraggio e cerca di scambiare qualche parola con loro…. Sforzo inutile: le risposte da parte dei ragazzi arrivano in una lingua così incomprensibile che il temerario deve desistere dal suo tentativo.

Ma allora, direte voi, che c’è di strano in tutto ciò? Scene del genere tra milanesi benpensanti e ragazzi anticonformisti si vedevano di frequente già nel periodo dei “figli dei fiori” negli anni ’60!

Eppure lo strano c’è; infatti il fatto è che qui ci si riferisce ad un episodio – che a noi piace credere sia avvenuto proprio in questo modo – successo all’inizio del secolo!

La fuga dalla città

E’ l’autunno del 1900 il belga Henri Oedenkoven, figlio di industriali, insieme con Ida Hoffmann e un gruppo di giovani poco più che ventenni si lanciano in questa avventura.

Questi ragazzi arrivano in Lombardia provenienti dal nord Europa; hanno attraversato le Alpi a piedi alla ricerca di un luogo dove poter realizzare quella utopia di rinnovamento sociale che, dopo averli portati a tagliare i legami con i loro ambienti borghesi di origine, li guida ora verso nuove scelte di vita.

Alcuni erano stati impegnati in prima fila nei movimenti culturali e politici di grandi città europee. Ora, lasciata la politica, il loro modello di riferimento si avvicina molto al comunitarismo tolstoiano.

In particolare in questo momento sono ora alla ricerca di un luogo dove poter attuare un cambiamento nella vita di tutti i giorni; un cambiamento nei rapporti fra le persone e tra uomo e donna, nelle abitudini alimentari, nel modo di abitare e lavorare. Vogliono valorizzare la sessualità, dare attenzione al corpo ed esprimersi con il massimo di creatività attraverso varie forme di espressione artistica.

Sono convinti che questo cambiamento possa essere attuato solo fuggendo dalla città e “ritornando alla natura” e chiamano tutto ciò “Lebensreforme”.

Sono arrivati in Italia andando verso sud, alla ricerca del sole e della vitalità che questo produce.

L’arrivo ad Ascona

A Milano entrano in contatto con gli ambienti teosofici locali, che suggeriscono di rivolgersi ad un loro simpatizzante residente in Canton Ticino, Alfredo Pioda. Questi dispone di terreni in località Monescia, del lago Maggiore, sulla collina alle spalle dell’abitato di Ascona, zona con un microclima particolarmente felice e che quindi ben si presterebbe ad accogliere una colonia naturista che ha tra gli intenti principali quello di vivere una vita sana in un ambiente sano. Inoltre la zona da tempo è diventata luogo di rifugio di anarchici, pacifisti e naturisti in rotta con la società borghese e che si sono disseminati tra i boschi ticinesi.

Inizia così la avventura di Monte Verità, un esperimento di riforma dello stile di vita e di rinnovamento della cultura della società industriale che – malgrado poi si sia esaurito su un arco di tempo di soli due decenni (tra l’altro, spesso segnati da forti conflitti interni) – influenzò correnti artistiche e aree di ricerca, come la psicanalisi, anticipando tematiche divenute poi patrimonio ampiamente condiviso in tutto l’Occidente a partire dai movimenti della controcultura degli anni ’60.

All’epoca però l’esperienza intellettuale e culturale che si tentò di sperimentare ad Ascona trovò le popolazioni locali in gran parte refrattarie se non ostili (anche per l’influenza giocata dalle autorità ecclesiastiche). I monteveritani furono bollati dagli asconesi come inaffidabili e per loro venne coniato il nomignolo di “balabiott”, in ragione della pratica – in parte diffusa nella comunità – della danza, dei bagni di sole e del nudismo.

Diversità di posizioni e ruolo di Hermann Hesse

L’esperienza di Monte Verità fin dall’inizio fu caratterizzata da un fortissimo dibattito tra le posizioni, si potrebbe dire, del “partito dei realisti” e quello invece dei “fondamentalisti”. Al primo si richiamarono i fondatori, coloro che apportarono il capitale che rese possibile l’acquisto del colle e l’avvio dell’esperienza. Questi operarono perché il progetto del gruppo, per darsi una stabilità, si qualificasse come casa di cura, centro naturista e di arte. Gusto Graser – un altro componente del gruppo dei fondatori – invece sostenne sempre una linea intransigente di richiamo ad una proposta culturale e politica estranea ad ogni convenzione, che non poteva trovare compromessi con le esigenze razionali espresse da Henri e Ida, volte sostanzialmente a programmare la sopravvivenza economica dell’esperienza.

Il dibattito si trascinò per non pochi anni e vide coinvolto lo stesso Hermann Hesse, che si schierò con le posizioni di Gusto Graser. Hesse infatti soggiornò a Monte Verità nel 1907 per svolgere una cura di disintossicazione dall’alcool. Con Graser condivise, anche se per poco tempo, l’esperienza di eremitaggio in una spelonca, mantenendo anche alla conclusione di questo periodo ancora stretti contatti sino al 1919.

Hesse resterà comunque sempre un suo discepolo e ancora, evidenzia Janos Frecot, “ne media l’influenza nell’odierna disputa sul superamento della razionalità” (JANOS FRECOT, Monte Verità quale campo centrale di esperimenti per modi di vita alternativi fra l’inizio del secolo e la prima guerra mondiale, in AAVV, Monte Verità, Armando Dadò Editore Locarno / Electa Editrice Milano, 1978, p.61).

In realtà la posizione di fondo Hesse si può definire di “conservatorismo radicale”, inteso come richiamo ad una vitalismo emotivo che guarda alla natura, al luogo e al mondo come una unità di opposti sempre da ricomporre e sempre in evoluzione ma che non può essere in alcun modo sacrificata agli interessi ed ai piani della razionalità produttivistica tipica della dimensione del capitalismo vincente. Hesse nella sua vita ha comunque sempre contemperato atteggiamenti di distacco con scelte di militanza (ad esempio contro il massacro della prima guerra mondiale), assumendo una posizione pragmatica ed ideale non di passività ma di resistenza ad una tendenza della realtà che annulla la memoria, la tradizione, la durata, la stabilità….

Altre pagine di Green Man Magazine presentano il mitinerario in Canton Ticino, un percorso geografico e turistico che segue le tracce dell’esperienza della comunità di Monte Verità e della vita di Hesse, dando informazioni su come visitare i musei dedicati a questa esperienza e a questo personaggio.

Roberto Albanese

http://www.greenman.it

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