Europa dei cittadini: punto della situazione e proposte

Il concetto di “Europa dei cittadini” e le elezioni europee come occasione di crescita della società civile. I risultati del lavoro della Convenzione Europea e la proposta di Costituzione Europea. L’Europa delle regioni e delle città. Per dar vita a soggetti politici e partiti realmente europei

Indice

  • Premessa
  • Una Europa Unita che già vive e i suoi interrogativi di fondo
  • La Convenzione e la Costituzione Europea
  • Per una agenda politica europea, tra locale e globale
  • Proposte politiche e operative

Premessa

Contributo per una discussione in tema di elezioni europee con il fine di:
non scimmiottare vezzi e vizzi degli “addetti ai lavori”;

offrire ai cittadini uno strumento politico di cittadinanza europea effettiva;

suggerire proposte concrete ai partiti, agli eletti, agli amministratori locali di città e regioni.

Una Europa Unita che già vive e i suoi interrogativi di fondo

La mia premessa è che dobbiamo dimostrare senso di responsabilità e fiducia verso una società civile italiana e europea che, in questi anni, è diventata più esigente e matura, e richiamare tutti i partiti e gli eletti (nonché gli amministratori locali e regionali) a condividere questa prospettiva, facendo proposte politiche molto concrete.

Quindi parto da fatti e problemi reali, sforzandomi di dare una lettura, sia pure certamente parziale, di come nelle situazioni e nell’agire della società civile si trovi, se non la risposta, almeno un ricco giacimento di energie ed idee che sta ai soggetti politici tradurre in proposte e capacità di governo, anche a livello di istituzioni europee.

Estate / autunno 2002: da Praga a Dresda, al sud della Francia a Monza e Milano le città d’Europa sono invase dalle acque

15 febbraio 2003: il “popolo della pace” invade le piazze d’Europa, le più affollate del mondo.

In entrambi i casi società civile e giovani protagonisti; in ambedue le situazioni l’Europa delle istituzioni politiche si è trovata debole e impreparata.

L’Italia, in particolare, è stata “fanalino di coda” tra i Governi europei (anche nel semplice “batter cassa”: ad esempio, nessun finanziamento europeo ottenuto per rimediare ai danni delle alluvioni!). Città e regioni, del resto, si sono dimostrate incapaci di surrogare l’inerzia governativa.

Apparentemente sembra però che, almeno a livello generale, la lezione che ci viene dalle cose sia stata, per lo meno in parte, imparata.

Ormai si riconosce a parole che l’Europa ha bisogno di un vero Governo, in grado di reagire tempestivamente e di operare con autorevolezza, all’interno e all’esterno dei suoi confini.

In questo unanimismo esteriore, restano però ancora in gran parte inevasi quelli che sono alcuni degli interrogativi politici di fondo posti dalla questione europea.

Li unifico per comodità in due grandi blocchi tematici: quello della democrazia e quello dei contenuti.

Quale è il livello di legittimazione democratica delle istituzioni europee: leadership espressa dai Governi nazionali o direttamente dai cittadini europei? I partiti sono pronti ad avere una funzione europea e non più solo nazionale? Come funzionano gli strumenti di democrazia partecipativa?

Governabilità si ma per quale progetto di Europa? Dunque su quali contenuti, che non siano unicamente quelli economico monetari finora dominanti, deve nascere la “Nuova Europa”?

Vediamo quale risposte a questi interrogativi sono venute dal lavoro della Convenzione incaricata di formulare una proposta di Costituzione Europea.

Successivamente, nella parte centrale di questo contributo, indicherò quale, dal lato della mia sensibilità politica, è per me l’aspetto critico centrale del tema dell’Europa.

Concluderò presentando, nella parte finale del documento, alcune proposte concrete.

La Convenzione e la Costituzione Europea

Finora l’iniziativa in tema di questione europea, malgrado realtà come quella del Forum Sociale Europeo, è restato saldamente in mano ai partiti, anche se la parte “più illuminata” di questi ha, in un certo modo, in occasione della Convenzione, “aperto” alla società civile e tentato, sia pure in modo un po’ timido, di rivolgersi ai cittadini (vedi l’uso di Internet).

Purtroppo i risultati sono stati scarsi.

Non sembra proprio che il lavoro della Convenzione sia riuscito a ridurre la distanza tra istituzioni europee e cittadini.

I sondaggi dicono che i cittadini, anche quelli più segnati dall’“euroentusiasmo”, come gli italiani, restano comunque “poco informati” sui contenuti della Costituzione Europea e, più in generale, dei temi politici europei attualmente in discussione. Personaggi come J.Delors segnalano il pericolo di un distacco dei ceti popolari dal progetto europeo, che i partiti non sarebbero riusciti a spiegare, per cui manca entusiasmo nei confronti della “Nuova Europa”.

Del resto, per quanto riguarda i contenuti politici elaborati a livello di Convenzione, l’attenzione è stata posta più sui “meccanismi di governabilità” (rafforzamento del Parlamento Europeo, istituzione della figura del Presidente e del Ministro degli Esteri, presa di decisioni a maggioranza e non più all’unanimità, ecc.) che sui contenuti ideali e politici dell’Europa.

Gli Stati Nazione hanno badato bene di cedere il meno possibile all’Europa per quanto riguarda le loro funzioni fondamentali (in tema di politica estera, difesa, fiscalità).

In realtà è difficile dire cosa ci guadagna nell’immediato un cittadino europeo e i movimenti sociali dal lavoro della Convenzione in tema di diritti, visto del resto il permanere della debolezza di contenuti che definiscono la “cittadinanza europea”. Del resto, malgrado le sollecitazioni della società civile, rimane non esplicitato il “ripudio della guerra” per risolvere le controversie internazionali e il “diritto alla pace”

Va comunque riconosciuta l’importanza dell’aver previsto un meccanismo di “iniziativa popolare” per avanzare organiche proposte politiche da parte di gruppi di cittadini che abbiano raccolto 1 milione di firme.

In realtà va pure evidenziato che, all’interno dei lavori della Commissione e all’esterno, a livello di Consiglio Europeo, attualmente si assiste ad un rafforzamento dell’asse franco-tedesco. Nota e benemerita è l’iniziativa in tema di difesa comune; ora questa stretta collaborazione si allarga ad altri temi di stretta attualità e urgenza, ad esempio in campo ambientale, come quello della difesa dalle alluvioni.

In questo modo, però, sembra indebolirsi il tema del federalismo e della sussidiarietà, ovvero dell’importanza del ruolo che – anche in prospettiva europea – può essere svolto da città, comunità locali, regioni.

Città e regioni infatti, a livello di Convenzione, si sono accontentate di alcune concessioni, mentre invece è stata mancata l’occasione di ottenere sia il riconoscimento di un ruolo forte di proposta politica come il fatto che fosse codificata l’esistenza, come strumento istituzionale ordinario di possibile integrazione europea, di piani e livelli stabili di cooperazione tra città e tra regioni d’Europa (ad esempio a livello di Euroregioni).

Per una agenda politica europea, tra locale e globale

A livello europeo, le opinioni pubbliche sono schierate contro la guerra e chiedono alle istituzioni comunitarie di fare di più per l’ambiente. Inoltre, alcuni sondaggi indicano che, tra gli europei, lo “stile di vita americano” ormai non è più un modello incondizionato.

Sta nascendo un comune “stile di vita europeo”, che si caratterizza per socialità, qualità dell’ambiente, convivialità, senso di cittadinanza legato ai luoghi in cui si abita. Oggi, tendenzialmente, possiamo dire di “sentirci a casa nostra” in qualsiasi parte del continente ci si trovi.

Del resto questa anima europea comune va coltivata e nutrita, attraverso sia fatti concreti che messaggi fortemente simbolici, che cioè siano capaci di esplicitare i contenuti e di “celebrare” questa comune identità europea.

Infatti, a livello concreto, restano comunque da sciogliere nodi politici come quelli delle privatizzazioni, dell’Europa sociale (pensioni, ecc.), della difesa dell’identità culturale (attraverso la cd exception culturelle dei cugini francesi) contro l’appiattimento derivante dai processi di concentrazione in atto a livello di industria culturale di massa. Inoltre, comunque ancora pochi sono gli strumenti per cui la società civile, organizzata e no, possa intervenire in prima persona nel determinare le scelte di governo e poi partecipare alla gestione che di queste viene fatta dalle istituzioni europee.

Penso comunque che anche città e regioni possano svolgere una importante funzione nel far crescere questo senso di comune cittadinanza europea.

Si tratta infatti di favorire il convergere verso l’alto di servizi e politiche, mobilitandosi per garantire ai cittadini standard quantitativi e qualitativi comuni o paragonabili, almeno in quelle aree di forte sviluppo e concentrazione urbana della cd “banana blu” (da Barcellona a Londra, passando per Milano e la valle del Reno).

Politica e pubblica amministrazione devono dotarsi di una capacità di governo che si caratterizzi non per l’estraneità ma piuttosto per l’organicità rispetto alle esigenze di un tessuto sociale e produttivo integrato e improntato alla mobilità, nonché rispetto alle condizioni di unitarietà ecologica del territorio (si pensi all’arco alpino). Per fare ciò è necessario che sia tra gli eletti come a livello di burocrazia pubblica degli enti locali e delle regioni si stringano stretti e permanenti rapporti di collaborazione, attraverso scambi sistematici e possibilità di mobilità professionale.

Amministratori e pubblica amministrazione locale e regionale devono essere spinti ad elaborare e sostenuti a gestire programmi di questo tipo, condivisi a scala regionale europea. Lo strumento importante in questa direzione è quello delle “Euroregioni”, che integra la dimensione dello sviluppo con quello della pace / convivenza interetnica, in alcune aree ancora molto “caldo” (si pensi, ad esempio, alla situazione dell’Istria).

Proposte politiche ed operative
Operativamente, ritengo che le elezioni europee debbano essere occasione perché

a livello politico generale, si ribadisca la sovranità del cittadino. Concretamente ciò vuol dire appoggiare e sottoscrivere:

la richiesta di referendum europeo sulla costituzione, in tutti gli Stati dell’Unione

la proposta del Movimento Federalista Europeo affinché ogni partito politico presenti, insieme al programma, il suo candidato a Presidente della Commissione Europea

a livello di Ente Locale, le Amministrazioni Comunali evidenzino il ruolo che possono svolgere

organizzando programmi culturali di informazione dei cittadini e di espressione creativa e artistica in tema di Europea, con particolare attenzione all’elaborazione di proposte mirate rivolte al mondo della scuola e di protagonismo giovanile che stimoli una passione positiva per l’Europa;

avviando un programma organico ma concreto di attività di livello europeo. Questo deve tradursi anche in progetti da presentare alla Commissione Europea, anche in partnership con la società civile, e deve prevedere che all’interno dell’apparato comunale crescano adeguate capacità professionali.

a livello di soggetto politico, i partiti promuovano una discussione politica – insieme di livello europeo, nazionale e locale – individuando quelli che sono i temi programmatici elettorali più qualificanti o problematici. Di questi andrà vista anche la proiezione territoriale a livello di città e regione. Questi momenti sono i presupposti per:

costituire soggetti politici non più solo nazionali ma europei (come prevede anche una proposta di regolamento all’attenzione del Consiglio Europeo) ed efficienti e non fittizi gruppi parlamentari europei al parlamento di Bruxelles;

sviluppare una selezione delle candidature disponibili sulla base della reale competenza;

stimolare enti locali e regioni ad una riflessione pubblica sul proprio ruolo nell’ambito delle politiche europee.

In concreto si suggerisce, ad esempio, di organizzare (promossi dall’ente locale o dalle forze politiche) cicli di conferenze / dibattito su temi quali:

l’Europa della pace e della difesa comune;

l’Europa sociale e del lavoro;

l’Europa dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile;

l’Europa dei cittadini (delle città, delle regioni) e della cultura.

Green Man è disponibile a dare consulenza e supporto a chi può essere interessato a tradurre in pratica tali proposte.

Roberto Albanese

http://www.greenman.it

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